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Frediano

  • Ciao ... amico carissimo
  • 16 lug 2018
  • Tempo di lettura: 3 min

Ci racconta Angelina:

  1. La vicinanza, l’amicizia, le tantissime persone che in modi diversi abbiamo conosciuto durante il nostro cammino ci hanno confermato che la vita vale la pena di essere vissuta fino in fondo nelle piccole e grandi cose. A volte quelle piccole ti sembrano banali ma con Frediano ho sperimentato che non lo sono: L’ho capito da come guardava il suo orto, come accarezzava il legno, lo sguardo di complicità e la sua ironia quando le cose non andavano per il verso giusto, il suo abbraccio ultimamente debole ma efficace, le preghiere e poi stringermi la mano più forte che poteva prima di addormentarci.

  2. E’ stato un “grande” perché anche se a volte esageravo negli impegni non mi ha mai ostacolato nelle mie libertà capendo che se anche non spolveravo o non era pronto da mangiare quando lui tornava dal lavoro non era una cosa così fondamentale per essere felici.

  3. La malattia ci ha permesso di riflettere su tante cose, una sera dopo una giornata faticosa quando ci siamo coricati ho chiesto a Frediano: Cosa possiamo fare ? E lui con molta serenità mi ha risposto: Quello che stiamo già facendo !

  4. La malattia, “la brutta bestia” come la chiamava Frediano ci ha permesso di fermarci, di apprezzare il silenzio, di renderci conto che ogni giorno che passava era un regalo, di non dare nulla per scontato; ho imparato dai suoi ” ti voglio bene” che è bello sentirsi amati e che è molto importante riuscire anche a esprimerlo a parole.

  5. In certi momenti mi sembra che sia solamente partito per andare in ferie e che un giorno possa tornare ma più il tempo passa più mi rendo conto che non sarà cosi. Tuttavia credo che non sia giusto rifugiarsi nel dolore dato dal vuoto che ha lasciato bensì vivere ogni attimo con la stessa passione, tenacia e pazienza di Frediano.

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Al suo funerale:

A gennaio Frediano ha deciso che voleva “prepararsi”. Ha detto proprio così: “voglio prepararmi”, lasciando sospeso a cosa, perché, come… Voleva prepararsi, prendendo così contatto con il più profondo di sé, perché, come dice il Salmo, ciascuno di noi deve imparare a “contare i propri giorni e giungere alla sapienza del cuore” (cfr. 89,12). Contare i propri giorni, non un calcolo di quantità, ma un racconto di profondità. Frediano voleva fare, anzitutto per sé, il racconto dei propri giorni, degli anni e prepararsi così, quasi una sorte di gratitudine alla vita, non certo perché era stata facile, ma perché era stata viva! Invitato a scegliere una parola biblica ritenuta particolarmente significativa per sé, Frediano ha prontamente indicato la giustizia, quella del cuore di Dio; e oggi forse possiamo comprendere che questa è davvero la categoria che ha guidato i suoi passi: • una questione di giustizia è anzitutto l’accoglienza, l’ospitalità….; lo spazio da allargare per altri, il diritto inviolabile ad essere accolti e ad accogliere… L’accoglienza vissuta anzitutto in famiglia, ma non meno nel luogo di lavoro dove si spende la vita... • una questione di giustizia è la cura della casa comune, il rispetto della terra e dei suoi ritmi, l’attenzione ad ogni cosa, perché nulla sia sprecato, perduto…; cose da accarezzare, come il legno, per sentirne il profumo, per levigarlo nel verso giusto, cose che vanno conservate, di cui bisogna fare buona manutenzione … • una questione di giustizia è essere cittadini, vivere il proprio impegno sociale, politico, come dovere imprescindibile, per le generazioni future • una questione di giustizia è il grande rispetto di ogni storia, specie delle più faticose, che hanno bisogno di trovare un luogo, uno spazio, dove dirsi, qualcuno che le ascolti e le accolga • una questione di giustizia è fare verità, è riappacificarsi, ricucire strappi… La passione con cui si fanno le cose, anche le più piccole, l’essere esigenti fino al limite…, perché tutto sia in ordine, perché si possa esprimere la bellezza e l’armonia, perché si compia ogni giustizia. I patriarchi lasciano sempre dietro di sé una benedizione, quando il loro cuore si è pacificato ed è divenuto capace di consegnarsi, e forse Frediano lascia come sua benedizione/eredità, quella particolare forma di giustizia che è l’amore, l’amore appassionato, per il suo paese, per il suo lavoro, per i suoi amici, e ancor più per i suoi figli, per i nipoti che ha spiato fino all’ultimo, quasi a voler riempirsi gli occhi prima di chiuderli. Ma soprattutto l’amore smisurato per Angelina …: era stupito e grato che si potesse amare così, senza misura ed esserne felici. Sabato sera, poche ore prima di addormentarsi, quando i farmaci avevano tolto il dolore e sicuramente offuscato la lucidità della sua mente, in un momento però di assoluta luce ha detto così: sto proprio bene – voglio tanto bene ad Angelina e sono “contentissimo

 
 
 

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